THE FRIDAS WABI-SABI

venerdì 06 febbraio 2026
TEATRO IL FUNARO

THE FRIDAS

coreografia Sofia Nappi

in collaborazione con i danzatori Paolo Piancastelli, Adriano Popolo Rubbio

assistente alla coreografia Glenda Gheller

costume design Adriano Popolo Rubbio

realizzazione costumi Adriano Popolo Rubbio, Adelaide D’Ago

luci Alessandro Caso

produzione Komoco

coproduzione Festival Danza in Rete – Teatro Comunale Città di Vicenza

con il sostegno di Oriente/Occidente, Centro Coreografico Nazionale/Aterballetto

residente a progetto presso il Centro di Rilevante Interesse Nazionale per la Danza Scenario Pubblico/CZD

 

 


WABI-SABI 

coreografia Sofia Nappi

danzatori Glenda Gheller, Paolo Piancastelli, Adriano Popolo Rubbio, 

costumi Sofia Nappi

disegno luci Alessandro Caso

 

produzione Komoco, Sosta Palmizi

con il sostegno di New Master Ballet con il comune di Sestri Levante, KOMMTANZ/Passo Nord residenze Compagnia Abbondanza/Bertoni in collaborazione con il Comune di Rovereto


Menzione Speciale per il Premio Theodor Rawyler 2020

Selezionato da L’Italia dei Visionari Kilowatt Festival 2022


 


Komoco presenta una serata composta da due creazioni brevi: il duetto The Fridas e il trio Wabi-Sabi. Seppur diversi per struttura, i due lavori condividono un percorso profondo di esplorazione dell’identità umana nella sua complessità. Sofia Nappi nella sua scrittura coreografica intreccia contrasti e armonie indagando le fragilità e la molteplicità dell’essere.

The Fridas è un duetto ispirato al dipinto “Le due Frida” di Frida Kahlo, ed esplora il complesso tema dell’identità umana attraverso un rapporto di complicità e contrasto tra due danzatori. Movimenti speculari e divergenti incarnano conflitti e armonie interiori, così come l’espressività fisica e l’uso dello spazio (nel linguaggio Komoco considerato elemento vivo capace di unire e dividere), rappresentano due elementi complementari ed essenziali nella ricerca. Il rapporto tra i due personaggi in scena va però oltre il semplice dualismo. Attraverso gesti che rivelano intimità e vulnerabilità, sfidando le convenzioni sulla mascolinità, i danzatori attraversano stati emotivi e diventano veicolo espressivo delle migliaia di sfaccettature contenute in ogni singolo individuo. Il dipinto “esplode”, e il duetto riflette così l’ambiguità e le molteplici personalità che contraddistinguono anche Kahlo nella sua stessa persona: “Dentro di me si nascondono più identità, sono un mélange. Un mix tra una messicana e un’indigena, ma anche una messicana e un’europea. Sono una pittrice e una moglie. Amo le donne e gli uomini […]. Nel mio quadro voglio rappresentare proprio questo: tutta la mia ambiguità, no, non l’ambiguità, le mie tante personalità, la mia complessità”. (Da “L’amante segreto di Frida Kahlo” di Caroline Bernard).
Pensato sia per spazi teatrali che non convenzionali e museali, The Fridas si presta a essere osservato da diverse prospettive, aggiungendo così sfumature alla ricerca sull’essenza umana e celebrando la complessità. Il finale invita però a un’accettazione ironica del caos della vita: attraverso movimenti parodistici i danzatori trovano nell’umorismo il balsamo per continuare ad affrontare le sfide dell’esistenza.

Wabi-Sabi, dal giapponese, offre una visione del mondo incentrata sull’accettazione della transitorietà delle cose e sulla ricerca della bellezza nell’imperfetto, effimero e incompleto delle nostre vite. Wabi-Sabi esplora il nostro viaggio di vita come individui, perlopiù in costante insoddisfazione e in diversi stadi di tormento, e propone una riflessione sulla nostra esistenza. L’accettazione dell’essenza della nostra natura e della bellezza che si può trovare nell’imperfezione, porta crescita, rinnovamento e gioia.
“La salita e la discesa sono la stessa cosa. Egli doveva scendere nel profondo di sé stesso e rimanervi: in quell’oscurità interiore senza rifugio, senza speranza. Solo così si avrebbe raggiunto la salvezza. […] Nessuno vuole soffrire, eppure i più fortunati tra noi imparano dal nostro dolore. Diventiamo chiaramente, gioiosamente, consapevoli della causa di tutte le sofferenze: invece del sonno ricordiamo il dolore – una grazia violenta plasma le nostre mani.
L’umiltà segue come un risultato naturale. Impariamo a perdere il controllo: scopriamo anzi di non averlo mai avuto. Ci arrendiamo a ciò che è. […] Come un albero che perde le foglie: se ne sta nel freddo inverno, completamente esposto, totalmente arreso.”
(Stephen Mitchell, Giuseppe e la via del perdono)

Genere: Concerti di D

Autore: SOFIA NAPPI

Compagnia: KOMOCO

Organizzatore: FONDAZIONE TEATRI DI PISTOIA